La Toyota Yaris WRC al recente rally di Montecarlo

Toyota Gazoo: rally, endurance e raid. Correre e vincere per migliorare le vetture stradali

di Nicola Desiderio
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ROVANIEMI - A noi del Toyota Gazoo Racing non piace perdere. È questo il nuova mantra di Akio Toyoda, il presidente meno decoubertiniano nella storia di un costruttore che ha raccolto nelle competizioni indubbiamente meno di quel che ha seminato, ma che mai come quest’anno vuole recitare un ruolo da protagonista, senza scuse. Il 2016 è stato abbastanza amaro: la 24 Ore di Le Mans – l’ennesima – persa all’ultimo giro e il titolo piloti Nascar lasciato da Kyle Busch alla Chevrolet di Jimmie Johnson per 5 miseri punti (5.035 contro alla 5.040) e all’ultima gara non possono essere bilanciate da un campionato Cross Country dominato con la Hilux 4x4 di Nasser Al-Attiyah, uno che, oltre a tenere il volante, sa maneggiare bene anche il fucile visto che nel 2012 ha vinto la medaglia di bronzo per lo Skeet (tiro al piattello) alle Olimpiadi di Londra.
 

 

La Toyota è però pronta a rilancia e nel 2017 sarà l’unico costruttore ad essere presente in ben tre campionati mondiali FIA. Oltre infatti al WEC e al Cross Country, le Tre Ellissi sono tornate nel WRC dopo 17 anni con la Yaris, che ha fatto un ottimo debutto al Rally di Montercarlo, il primo della stagione, con il secondo posto del duo finlandese Latvala-Anttila. Finlandese è anche Tommi Mäkinen, il team principal che ha ricevuto da Toyoda pieni poteri al punto che l’ex 4 volte campione del mondo si è portato l’intero team tecnico a casa sua, a Puuppola lasciando fuori solo il motore. A quello pensa la Toyota Motorsport di Colonia, che negli anni ’90 era stata invece la centrale operativa che aveva portato le Tre Ellissi a vincere 4 titoli piloti (1990, 1992, 1993 e 1994) e 3 costruttori (1993, 1994 e 1999). Anche allora al timone c’era un altro scandinavo, lo svedese Ove Andersson, pilota prima di diventare capo dello squadrone giapponese.
 

Chissà che il volitivo Akio, che ama le auto sportive e le corse, non abbia tenuto in conto certe affinità elettive, senza dimenticare quelle sportive. Sessant’anni fa infatti i rally furono il primo amore di Toyota che nel 1957 si arrischiò a disputare l’Australian Rally con una Toyopet Crown 1500 da 48 cv, guidata non da professionisti, ma da due suoi dipendenti, Kunio Kaminomura e Kojiro Kondo che chiusero i 17mila massacranti chilometri nell’Outback con un 47° posto (terzi di categoria) su 86 partenti.

La Yaris WRC è invece un mostro da 380 cv a trazione integrale con un’aerodinamica che ormai ha poco da invidiare ad un’auto da pista. Ma anche in quest’ultimo caso, la Toyota ha un conto aperto e, per chiuderlo, il Gazoo Racing schiererà per la prima volta tre prototipi alla 24 Ore di Le Mans. E se qualcuno ai box avrà ancora negli occhi l’incubo della TS050 che rallenta di colpo a 3 minuti dal traguardo, nelle orecchie sentirà sicuramente risuonare il mantra del buon Akio. Che ha ragione da vendere: solo De Cubertin è passato alla storia, non certo chi perde.
 

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Sabato 22 Aprile 2017 - Ultimo aggiornamento: 23-04-2017 11:40 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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