Daniel Abt durante la presentazione della monoposto Audi di Formula E

Daniel Abt: «Chiarito con di Grassi, in sintonia nonostante il titolo che gli ho fatto perdere»

di Mattia Eccheli
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NEUBERG AN DER – Era il 21 maggio del 2016 e si correva a Berlino. Per la scuderia Abt Schaeffler era “la” gara. E anche per il pilota Daniel Abt, figlio del numero uno del team. L'anno prima, nel corso della stagione inaugurale sul circuito ricavato nella capitale tedesca sulla pista dell'ex scalo di Tempelhof, il compagno di squadra Lucas di Grassi, era stato squalificato e lui era finito quattordicesimo.

Nella seconda stagione della Formula E, il titolo iridato era un testa a testa fra il brasiliano ed il francese della Renautl e.dams Sébastien Buemi. Alla vigilia dell'ePrix di Berlino, che era stato trasferito a cinque minuti da Alexanderplazt, lungo la Karl Marx Allee, di Grassi aveva 6 punti di vantaggio. Abt disputa la miglior gara della carriera arriva secondo dietro lo svizzero e si tiene alle spalle il compagno di squadra. Al termine della gara di Grassi dichiarerà sportivamente di non voler vincere il mondiale grazie ai giochetti di squadra. E, infatti, lo perderà per due punti, uno in meno di quelli “persi” a Berlino (la differenza fra i punti assegnati al secondo ed al terzo classificato). Ma senza polemiche.

«Il mondiale non lo abbiamo perso a Berlino – taglia corto Hans-Jürgen Abt, che ha appena ceduto il ruolo di numero uno della scuderia allo scozzese Allan McNish – ma a Città del Messico». Nella prova corsa in marzo, di Grassi aveva tagliato per primo il traguardo, ma i commissari avevano rilevato delle irregolarità sul peso della vettura ed era scattata la squalifica grazie alla quale Jerome D'Ambrosio aveva vinto il suo finora unico ePrix. «Col senno del poi – sorride – magari sarebbero state compiute delle scelte diverse anche a Berlino. Ma lo stesso Lucas ha sempre detto di non volere favori». Abt cede il testimone ad Audi senza essere riuscito a vincere il titolo a squadre: «Dobbiamo essere fieri di quello che abbiamo fatto – argomenta – Renault è Renault: ha grande esperienza e dispone delle conoscenze della Formula 1. Noi abbiamo cominciato da zero ed eravamo un team privato».

Con il subentro di Audi, papà Abt “perde” il posto di responsabile della scuderia, ma il figlio Daniel guadagna il contratto da pilota ufficiale: «Incredibile. Come un sogno che si avvera», sorride. Alla domanda su quale sia stato il momento più bella della sua carriera in Formula E non ha esitazioni: «Il secondo posto a Berlino. È stato fantastico per me: non solo il piazzamento, ma anche guidare vicino alla porta di Brandeburgo», spiega. Quel risultato, alla fine, era costato il il titolo al compagno di scuderia: «Non è mai stato un problema – assicura – Ne abbiamo parlato con Lucas. C'era stato un momento in cui avevo provato a farlo passare, ma non ci eravamo capiti. E dopo era diventato troppo pericoloso». Daniel Abt confessa di non vedere l'ora di cimentarsi nelle prove ufficiali a Valencia, fra pochi giorni: «L'obiettivo di tutti è quello di vincere – osserva – ed è più difficile se guardi a quello che che fanno gli altri. Dobbiamo concentrarci su noi stessi e lavorare bene».

Fra due mesi comincia la quarta stagione della Formula E, il circuito elettrico che porta il motorsport nel cuore delle città e che per l'ultima volta contempla il cambio macchina: «All'inizio tutti ridevano – conclude il pilota tedesco, uno di quelli che ha corso tutti gli ePrix disputati finora – ma oggi quelli che ci prendevano in giro vorrebbero correre in Formula E. Che, secondo me, è il campionato più importante che c'è dopo la Formula 1».

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Sabato 30 Settembre 2017 - Ultimo aggiornamento: 15:20 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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