John Elkann e Sergio Marchionne, i massimi vertici di Fiat

Oggi FIAT va in pensione, nasce FCA
Bene i conti di CNH, ma Iveco perde

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TORINO - Finisce oggi dopo una storia lunga 115 anni, l'era Fiat, la Fabbrica Italiana Automobili Torino fondata il primo luglio 1899. Il nuovo gruppo che nascerà con la fusione si chiamerà Fca, Fiat Chrysler Automobiles.


La sua sede legale non sarà più a Torino ma in Olanda, il domicilio fiscale in Gran Bretagna e il titolo sarà quotato entro ottobre sul New York Stock Exchange e sul mercato telematico di Milano. Un percorso analogo a quello già seguito da Cnh Industrial, la società del gruppo Agnelli che produce macchine per l'agricoltura e movimento terra, camion, veicoli commerciali e autobus. A Londra, come d'ora in poi avverrà per Fca, si è riunito il consiglio di amministrazione che ha approvato i conti del secondo trimestre, chiuso con un utile netto di 267,2 milioni di euro a fronte dei 259,8 milioni dell'analogo periodo 2013.

Bene anche i ricavi a 6,6 miliardi di euro (6,57 miliardi nel secondo trimestre 2013), mentre unico neo sono le perdite operative dei veicoli commerciali per 15,7 milioni di euro dagli 8,2 milioni dell'analogo periodo dell'anno scorso, ma il ceo Richard Tobin ha assicurato nella conference call che Iveco tornerà all'utile entro fine anno. Il titolo di Cnh, che ha confermato i target 2014, è stato maglia rosa del listino a Piazza Affari con una crescita del 3,75%, mentre Fiat all'indomani dei conti ha perso ancora il 2,75%. È un appuntamento storico e carico di significati simbolici quello di domani al Lingotto dove è convocata, alle 11, l'ultima assemblea italiana degli azionisti Fiat.

Il trasferimento della sede del gruppo in Olanda, dove si terranno d'ora in poi le assemblee perché così prevede la legge, «è dovuto al contesto internazionale che caratterizza tale Paese - ha spiegato il Lingotto sul sito in una informativa sulla fusione - e non implica l'intenzione di ridurre le attività industriali di Fiat in Italia. Fiat non sta lasciando l'Italia. Le attività italiane del Gruppo e un impegno generale nei confronti del Paese rimarranno immutati». Parole che domani ripeteranno in assemblea il presidente John Elkann e l'amministratore delegato Sergio Marchionne, illustrando ai soci l'operazione dalla quale «sono attesi benefici maggiori delle possibili conseguenze negative e dei possibili rischi».

Il consenso è importante perché tra le condizioni della realizzazione del progetto di fusione, oltre alla quotazione a Wall Street, c'è il il limite di 500 milioni di euro all'esborso totale per pagare gli azionisti che esercitino il diritto di recesso e i creditori che esercitino un diritto di opposizione. Per il gruppo che nasce domani si aprono nuove sfide con importanti capitoli da affrontare, come quelli di un possibile rafforzamento patrimoniale a causa di un debito che è sceso ma resta comunque troppo alto, di eventuali future alleanze e del rilancio di Alfa Romeo, mentre i sindacati aspettano parole chiare sulla ristrutturazione a Cassino e sui tempi della produzione del Suv a Mirafiori.

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Giovedì 31 Luglio 2014 - Ultimo aggiornamento: 01-08-2014 14:18 | © RIPRODUZIONE RISERVATA