Fisichella a Le Mans con la Ferrari 488 GTE nell'edizione scorsa

Ferrari, la riscossa della rossa. Fisichella: «Voglio riassaporare una sensazione già provata»

di Giancarlo Fisichella
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LE MANS - Appena la gara finisce, sei sfinito, ma ti pare già di provare nostalgia! Pensi alle emozioni, magari alle soddisfazioni, di sicuro alla stanchezza, ma sai che dovrà passare un anno intero per tornare a sentire quella stessa adrenalina, dodici mesi perché questo rito del motorsport si ripeta di nuovo… Ma un anno alla fin fine passa in fretta e la 24 Ore di Le Mans 2017 si avvicina, anzi, ci siamo!

È una gara speciale che porta con sé un turbine di interessi e di eventi da curare al meglio: test, interviste, fotografie e poi la parata in città, una serie di briefing tecnici da seguire, sessioni di guida diurne e notturne. La gara di Le Mans è un campionato concentrato in meno di due settimane, in cui si dorme poco, si lavora tanto e si provano emozioni che nessun’altra corsa permette di vivere. Però è qualcosa di unico, che è simile a una droga: una volta che la provi rischi di diventarne dipendente.

È un evento, non è una gara: anche il pubblico non è quello delle altre corse, è speciale, fatto di famiglie intere, qualcosa che ti fa piacere e che ti coinvolge e che, purtroppo, si vede sempre di meno sui circuiti. A Le Mans ci sono tanti aspetti diversi che possono catturare l’interesse degli appassionati. Per i bambini poi è bellissimo, qualcosa da ricordare a lungo, una grandiosa avventura che permette anche ai ragazzini di incontrare grandi piloti e di farne dei miti, di vedere le vetture da vicino, mitiche ai loro occhi, così lucide, piene di colori e di forza! Poi c’è la ruota panoramica, un giro in notturna è imperdibile, il kartodromo e anche l’autoscontro.

Da qualche anno gareggio in America con la Ferrari del team Risi Competizione e negli States abbiamo altre due gare iconiche: la 24 Ore di Daytona e la 12 Ore di Sebring. Le Mans è un concentrato di difficoltà come non ce n’è al mondo; anche le regole sono diverse, ogni secondo perso è prezioso e difficile da recuperare. Inoltre la pista è di quelle che non perdonano. Noi sappiamo che uno dei momenti più difficili da affrontare è al mattino, quando ormai metà gara è passata da un pezzo e inizia ad albeggiare. Il sole che sorge fa sì che l’asfalto cambi le proprie condizioni un gran numero di volte nel breve volgere di pochi minuti e il pilota deve avere la capacità di adattarsi ad ogni mutamento.

A Le Mans è più complesso anche il rapporto con i compagni di squadra perché invece che con uno devi interagire con due piloti. Però devo dire che per me quest’anno sarà particolarmente facile dal momento che mi troverò a vivere quest’avventura con Toni Vilander e Pierre Kaffer, ovvero i due piloti con i quali ho condiviso più volte la mia Ferrari negli ultimi quattro anni. Con Toni il rapporto è ottimo da sempre, e il fatto di gareggiare insieme sotto le insegne del team Risi Competizione ci ha avvicinati ancora di più anche sotto il profilo umano. Con Pierre abbiamo fatto squadra nel 2014 e nel 2015.

Credo che siamo un bel gruppo affiatato e possiamo fare bene.
Il nostro team, Risi Competizione, è piccolo ma molto agguerrito, abbiamo probabilmente un budget di gran lunga inferiore a quello dei nostri avversari ma il secondo posto dello scorso anno è la prova che a Le Mans i soldi non sono tutto, e che un team preparato, fatto di persone che ci credono e che ci mettono tutta la propria passione, l’esperienza e la professionalità può vincere questa leggendaria corsa. Giuseppe Risi, il patron della nostra squadra, ancora una volta non ha badato a spese per metterci nelle condizioni di conquistare un altro grande risultato e così la 488 GTE che porteremo in corsa è una vettura del tutto nuova.

Veniamo ai rivali: sono tanti, agguerriti più che mai. La Ford ha dimostrato sia nel campionato americano IMSA che in quello mondiale, il World Endurance Championship, di essere estremamente competitiva; la Corvette la conosciamo bene noi “americani”, è una vettura indistruttibile, che diventa molto temibile, se nelle ultime ore di gara è ancora nel gruppo di testa. La Porsche è una grande incognita: ha portato una vettura nuova e potrebbe essersi nascosta nel WEC. In America invece è stata protagonista sia a Daytona che a Sebring quindi c’è da credere che a Le Mans sarà una delle vetture da tenere d’occhio. L’Aston Martin, infine, non è da sottovalutare soprattutto per il fatto di essere l’unica vettura gommata Dunlop nella classe GTE-Pro, un elemento che può fare in qualche modo la differenza.

Io, Toni e Kaffer siamo pronti a scendere in pista per inseguire un sogno che per scaramanzia preferisco non esplicitare, vi basti sapere che è un sogno ricorrente e che è già diventato realtà per due volte… Ricordo bene le edizioni del 2012 e del 2014, ricordo quell’adrenalina mista a gioia che ti pervade quando inizi l’ultimo giro. Sono tre minuti lunghissimi, che non finiscono mai perché, come ha insegnato la Toyota l’anno scorso, a Le Mans non è finita finché non è finita. Quindi “in bocca al lupo” anche agli altri piloti della Ferrari: il mio amico James Calado, Alessandro Pier Guidi e Lucas Di Grassi e poi Davide Rigon, Sam Bird e Miguel Molina. Li avverto però, state dietro alla 488 GTE numero 82, non provate a sorpassarla!

Infine un incoraggiamento di cuore anche agli equipaggi Ferrari impegnati nella classe GTE-Am, che sono ben otto e fanno sì che il nostro marchio sia il più rappresentato in corsa. Che altro dire? Sono molto fiero di essere un pilota Ferrari e spero che domenica ci sia qualcosa da celebrare tutti insieme. Speriamo bene!
 

 

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Venerdì 16 Giugno 2017 - Ultimo aggiornamento: 18:50 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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