Marchionne torna in campo e alza il tiro: solo una tempesta in un bicchier d'acqua

Fca, Marchionne torna in campo e alza il tiro: solo una tempesta in un bicchier d'acqua

di Giorgio Ursicino
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ROMA Una tempesta in un bicchier d'acqua. La signora Chery Mary Nichols, chairman della Carb californiana, è stata molto dura con Fca e le sue frasi sono quelle che più hanno irritato Sergio Marchionne: «Ancora una volta un grande costruttore di auto per fare business ha aggirato le regole». In realtà il business del diesel negli Stati Uniti per Fiat Chrysler non è poi una gran cosa. I veicoli sotto accusa sono circa 100 mila venduti in tre anni, poco più di 30 mila l'anno. Vale la pena di ricordare che le immatricolazioni del gruppo Fca nel 2016 negli Stati Uniti hanno raggiunto 2.244.315 unità confermando il costruttore al quarto posto nella classifica delle vendite, non troppo staccato da GM e molto vicino a Ford e Toyota. Buona parte di quei pick up e Suv Auburn Hills li avrebbe probabilmente venduti anche se equipaggiati con i tradizionali motori a benzina. Il vero vantaggio, in questo caso, come per altre scelte industriali fatte da Marchionne, è stato per il nostro paese poiché quei tecnologici propulsori vengono prodotti a Cento in provincia di Ferrara da operai italiani e possono aver generato un fatturato che si avvicina al miliardo. La decisione di vendere negli Usa mezzi del genere risale almeno al 2013 ed è ipotizzabile che, se il caso Volkswagen fosse esploso prima (evidenziando l'accanimento delle autorità Usa verso il propulsore a gasolio), non sarebbe mai stata presa. Probabilmente è per questo motivo, cioè la complessità di gestione dell'omologazione, che le Maserati e le Alfa Romeo a gasolio non attraversano l'Atlantico.

FERITO L'ORGOGLIO
La Jeep Grand Cherokee V6 turbodiesel è in listino anche nella region Emea (il ceo proprio al salone di Detroit ha dichiarato che se ci fosse stata maggiore produzione ne avrebbe vendute molte di più), ma in questo caso il software è perfettamente in linea con le normative. Ora, però, per Marchionne è diventato anche un fatto di principio («possiamo essere degli incapaci, ma non siamo dei criminali») ed ha dichiarato con chiarezza che quei modelli negli Usa andranno avanti. Lunedì gli ingegneri di Fca incontreranno in California i tecnici della Carb, poi venerdì faranno visita a quelli dell'Epa ad Ann Harbor in Michigan dove ci sono i laboratori del'agenzia. L'obiettivo è illustrare nel dettaglio il funzionamento del software che equipaggerà i modelli 2017 di Grand Cherokee e Ram 1500.

Il ceo ha ribadito che, appena ottenuto l'ok, partirà la produzione e lo stesso software potrà essere adottato dagli esemplari già in circolazione con un'operazione di richiamo. Una parte del danno, però, è già stata fatta e per questo l'ad ha più volte ribadito che, proseguendo il dialogo, il polverone poteva essere evitato.

IL CAMBIO DELLA GUARDIA
Quando si muovono le agenzie per l'ambiente segue a ruota l'indagine del Dipartimento di Giustizia per perseguire eventuali reati penali e presso questa istituzione Fiat Chrysler ha già un procedimento aperto per presunte irregolarità nelle dichiarazioni di vendita. Le due azioni non hanno punti di contatto, ma interrogatori e confronti sono sempre impegnativi e distolgono il management dal lavoro quotidiano. Fca, inoltre, è quotata a Wall Street, il mercato di capitali più grande del pianeta, e in casi del genere accende i riflettori pure la Sec (la Consob Usa) per controllare che i diritti degli investitori siano tutelati. Ma l'accusa non è ancora una sentenza di condanna e sono in realtà molti a credere che, con la presa di potere dell'amministrazione Trump, lo scenario potrebbe migliorare (quindi una multa meno salata rispetto a quella massima prevista), se non altro perché i vertici dell'Epa sono stati affidati a Scott Pruitt da sempre attento alle esigenze dell'industria più che a quelle degli ecologisti. Per il momento Marchionne ha confermato tutti i target e le agenzie non hanno variato il rating, ma il debito di Fca è rilevante ed eventuali accantonamenti potrebbero impedirne l'azzeramento entro il 2018 rimandando il ritorno del dividendo. Un primo segnale in questa direzione potrebbe arrivare il 26 gennaio quando verranno divulgati i risultati finanziari del 2016 che si annunciano buoni, in linea con le previsioni.

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Sabato 14 Gennaio 2017 - Ultimo aggiornamento: 08:01