La famiglia Hein al salone di Detroit con la loro XC90 a guida autonoma e Hakan Samuelsson ceo di Volvo (a destra)

Drive Me, l'illuminismo di Volvo nella sperimentazione della guida autonoma

di Mattia Eccheli
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DETROIT – Con Volvo, la sperimentazione della guida autonoma diventa “normale”. Perché non solo sono ordinarie le strade del test, ma è comune anche la gente che si mette al volante dei prototipi di XC90 che aiuteranno il costruttore a sviluppare Drive Me, la tecnologia per il domani senza conducente. Il numero uno della casa svedese controllata dai cinesi di Geely, Håkan Samuelsson, ha invitato al Salone di Detroit una famiglia svedese che abita nei dintorni di Göteborg per consegnare le chiavi del primo veicolo che verrà provato in condizioni di utilizzo abituali.

Nell'arco di tre anni, fra il 2017 ed il 2019, verranno prodotte oltre cento XC90 equipaggiate con un più raffinato apparato tecnologico e con sette telecamere dentro l'abitacolo installate per valutare le reazioni ed i comportamenti di chi sta a bordo. Il progetto comincia a Göteborg e verrà successivamente esteso alla Cina ed a Londra. Volvo intende coinvolgere cento famiglie: saranno loro a guidare l'auto e saranno le loro “valutazioni” a indirizzare aggiornamenti e correzioni. Una specifica “scatola nera” (in realtà grigia) è stata piazzata sotto il pavimento del vano di carico: raccoglierà i dati che verranno sistematicamente scaricati ed elaborati dagli ingegneri.

Oltre che affinare i sistemi per la guida autonoma, Volvo intende capire cosa serva per stabilire il necessario rapporto di fiducia tra uomo e macchina. La casa svedese mette le persone al centro del proprio lavoro e promuove una sorta di illuminismo automobilistico: «Da sempre noi di Volvo Cars facciamo le cose in modo diverso», ha sintetizzato Samuelsson, «La nostra attenzione si è sempre concentrata in primo luogo sulle persone e su come semplificare loro la vita. La tecnologia dovrebbe migliorare l’esperienza dei consumatori, rendendo la mobilità più sicura, sostenibile e più comoda», ha aggiunto.

Le prime quindici XC90 vengono affidate a ingegneri e collaudatori, ma con la successiva serie di venticinque unità entrano in scena i nuclei familiari la cui selezione avverrà in base a criteri ben precisi. Uno dei quali è il luogo di residenza, che almeno per il momento deve essere dalle parti di Göteborg, lungo una direttrice specifica di circa 50 chilometri. Per il momento solo su quella tratta, comunque ad alta densità di traffico, le vetture sono autorizzate a viaggiare con la tecnologia di guida assistita di livello 2. Chi sta al volante seleziona un comando e solo se da remoto viene accertata la presenza nell'area consentita scatta il via libera.

Per i clienti non è una sperimentazione a costo zero: Volvo resta proprietaria dei veicoli e copre i costi assicurativi, ma malgrado le trattative con le autorità, chi testa le auto dovrà farsi carico delle imposte. Un impegno economico pari al un canone mensile di noleggio. Certo, la famiglia Hain (papà, mamma e due figlie) disporrà di un veicolo prestigioso e, soprattutto, potrà dire di aver preso parte ad un progetto pionieristico.

Nell'automazione della guida, Volvo punta ad arrivare nel 2021 al grado 4, vale a dire che in determinate situazioni l'automobilista non dovrà necessariamente tenere le mani sul volante. “Con questo livello ci assumiamo noi la responsabilità di quello che accade quando il veicolo è impostato per la guida autonoma”, ha chiarito Marcus Rothoff, direttore del programma Autonomous Driving. I prototipi di XC90 sono dei gioielli tecnologici che, rispetto ai modelli di serie, dispongono di ulteriori funzioni basate dalla presenza aggiuntiva di un dispositivo Lidar, di sei radar e di diversi sensori a ultrasuoni. Il progetto viene portato avanti assieme a Uber, per quanto riguarda la parte hardware, ed a Zenuity, la joint venture appena costituita con Autoliv, per il software ed i sistemi di assistenza.
 

 

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Venerdì 13 Gennaio 2017 - Ultimo aggiornamento: 15:20 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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