Astra Sports Tourer si guida con grande facilità: ha un assetto composto ed un elevato comfort frutto degli interventi sulle sospensioni posteriori e degli aggiornamenti su quelle anteriori.

Astra Sports Tourer, Opel lancia la wagon “dell'Anno” puntando su stile e tecnologia

di Mattia Eccheli
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PORTO - La familiare che piace agli italiani è una tedesca Doc con motori dall'indicazione geografica tipica italiana. Con l'aggiornato biturbo multistadio è anche un'auto ad elevata... gradazione eppure sobria nel prezzo. Nella terra di uno dei vini più noti al mondo, il Porto, per Opel Astra Sports Tourer una licenza enologica è quasi d'obbligo. Anche perché rappresenta un brindisi al titolo di “Car of The Year” appena conquistato dalla grande famiglia della vettura: il terzo premio per la casa del Fulmine negli ultimi sette anni. La wagon di Rüsselsheim ha debuttato nel Belpaese nel 1992 e, da allora, è risultata nove volte la familiare più venduta: in oltre vent'anni non è mai scesa dal podio.

Quanto basta per smentire, almeno in campo automobilistico, che solo nelle “botti piccole c'è il vino buono”. La nuova generazione arriva in un'annata il cui raccolto si preannuncia eccezionale: gli ordini hanno già superato quota 130.000. E, come se non bastasse, il prezzo d'ingresso parte da 18.600 euro, ma nella sua versione finora più richiesta (Innovation Cdti da 110 cavalli), l'Astra familiare viene offerta con duemila euro di equipaggiamenti in più rispetto all'analogo allestimento cui subentra (Cosmo), ma a 300 euro di listino in meno (25.800).


Il “retrogusto” italiano di Astra Sports Tourer è costituito dai motori diesel: come tutti quelli di General Motors vengono sviluppati a Torino dalla GM Propulsion System, eredità d'eccellenza presso il Politecnico della fine della collaborazione con Fiat. Un centro che occupa quasi settecento persone e destinato a crescere ancora, perché oltre che sui motori il laboratorio lavora anche sui sistemi di controllo che il colosso americano si fa in casa.


La rinnovata unità biturbo multistadio Cdti da 160 cavalli (prima erano 195 con 2.0 litri di cilindrata) è tra quelle messe a punto nel centro piemontese: un gioiello tecnologico che assicura prestazioni di grande interesse (come i 4,1 l/100 km di consumi dichiarati: 5,8 quelli registrati dal computer di bordo nel movimentato test portoghese, un valore più che onorevole) combinate con una notevole silenziosità di marcia.


Pronta e reattiva malgrado le dimensioni, Astra Sports Tourer si guida con grande facilità: ha un assetto composto ed un elevato comfort frutto degli interventi (brevettati) sulle sospensioni posteriori e degli aggiornamenti su quelle anteriori. L'abitacolo non è proprio un “mondo a parte”, ma è confortevole.


Tra i “plus” ci sono i sedili certificati dall'associazione tedesca Aktion Gesunder Rücken che si occupa del mal di schiena: sono ergonomici e possono disporre di funzioni avanzate come il massaggio (per il chi sta volante). E c'è il sistema di illuminazione intelligente che dopo essere stato presentato sulla berlina è stato trasferito anche sulla familiare: i fari IntelliLux Led si adattano al traffico ed allo stile di guida, garantendo la visibilità a chi sta volante senza abbagliare chi arriva in direzione opposta (1.300 euro).


Come per la “sorella” a cinque porte, gli ingegneri hanno ottimizzato la struttura senza scarificare né la sicurezza né l'assetto. La Sports Tourer ha perso fino a 190 chilogrammi di peso, 85 dei quali sono stati recuperati dalla sola nuda scocca, a beneficio dell'efficienza pur mantenendo le stesse dimensioni esterne di prima, 4,702 metri di lunghezza. Dentro l'abitacolo è stato ricavato più spazio per i passeggeri posteriori (28 millimetri per le gambe), più “aria” per quelli anteriori (26 millimetri di altezza in più) ed anche più capienza per il vano bagaglio (80 litri guadagnati, fino a 1.630 con la seconda fila di sedili reclinati). Sull'aerodinamica Opel ha lavorato sodo, riducendo il Cx a 0,272 e contenendo le turbolenze, soprattutto posteriori, con un miglioramento dei flussi d'aria.


La familiare del Fulmine è un'auto aziendale (tanto che sono stati messi a punto due pack specifici: Business e Business Premium) che piace anche alle famiglie: il 40% dei clienti sarà privato. I gestori di flotte apprezzano il canone contenuto ed i moderati costi di gestione, mentre i privati, comunque attenti alle spese, sono attirati dalle funzionalità della vettura. E anche dalle sue dotazioni, che sono importanti, soprattutto salendo di allestimento. A cominciare dallo schermo tattile IntelliLink da 7” standard dal secondo livello oppure, dal terzo, l'OpelEye (la telecamere dalla quale dipendono diverse funzioni di sicurezza, come accessorio costa 650 euro), l'OnStar per la cui connettività il costruttore sta trattando con Vodafone (gratis il primo anno e poi con un canone di 99 euro: come optional è a listino a 500 euro), i sensori di parcheggio, il portellone ad apertura elettrica ed il touchcreen più grande (8 pollici).


L'offerta italiana è coerente sia con la filosofia di Opel di diminuire la “dipendenza” dal gasolio sia con l'obiettivo di offrire modelli adatti alle esigenze più disparate. L'entry level è il benzina da 1.4 litri da 100 cavalli, cui si aggiungono i motori turbo benzina da 1.0 litri e 105 cavalli, da 1.4 da 150 e quello da 1.6 con overboost da 200 e 300 Nm di coppia. I propulsori diesel sono tutti da Cdti da 1.6 litri. Si comincia con quello da 95 cv e 23.000 euro e si prosegue con quelli da 110 e da 136 per arrivare al BiTurbo da 350 Nm di coppia. Il motore più razionale, il diesel da 110 cv con Start/Stop, è accreditato di una percorrenza che sfiora i 29,5 chilometri per litro con pneumatici a bassa resistenza al rotolamento.
 

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Sabato 23 Luglio 2016 - Ultimo aggiornamento: 18:06 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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